Bypass ferroviario: ipotesi esproprio delle aree inquinate a Trento nord, ma bisogna cambiare il Prg
Il capo della Protezione civile, Raffaele De Col: «Il ministero paga la bonifica se i terreni diventano pubblici». Per Comune e Provincia la grande opera è l'occasione per disinnescare una volta per tutte la bomba ecologica rappresentata dai terreni ex Sloi ed ex Carbochimica. I dati relativi ai monitoraggi di Rfi-Italferr confermano la gravità della situazione
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TRENTO. Vanno ripetendo, fino allo noia, Comune e Provincia, che la realizzazione del bypass è l'occasione per disinnescare una volta per tutte la bomba ecologica rappresentata dalle aree inquinate ex Sloi ed ex Carbochimica. I dati relativi ai monitoraggi ante operam di Rfi-Italferr, che l'Adige ha anticipato ieri, confermano la gravità della situazione. La questione tira in ballo non solo i rapporti, eufemisticamente problematici, con i proprietari delle aree. Ma anche quelli con il Mase, il ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, essendo sua la competenza (vigilanza, in primo luogo) sulle due aree Sin (siti di interesse nazionale). Non è che fin qui, da Roma, siano arrivate buone notizie. Nel febbraio 2019, era ministro dell'ambiente Sergio Costa, quello che indossava la maglietta dedicata all'orso M49. Costa venne a Trento, a palazzo Geremia. Ed in municipio prese un impegno pubblico solenne: sollecitare i privati, altrimenti sarebbe intervenuto il ministero esercitando il potere sostitutivo per bonificare l'area, rifacendosi poi sugli stessi privati per recuperare i costi. Un bluff. Dopo oltre quattro anni, siamo al punto di partenza. Tocca all'ingegner Raffaele De Col, dirigente del dipartimento protezione civile e foreste della Provincia, fare il punto della situazione, e spiegare che le interlocuzioni con il Mase «sono in corso». Ingegner De Col, a che punto siamo con la bonifica delle aree? «Dal punto di vista della procedura amministrativa, il quadro non è mutato. Ma la realizzazione del bypass dà l'opportunità di fare tutti gli approfondimenti che i privati non hanno fatto, che non riguardano l'infrastruttura in sé, ma le aree limitrofe. La ferrovia è lì da quando è stato spostato l'Adige e il materiale inquinato deriva dalla Carbochimica...».
Rfi ha fatto i carotaggi sull'areale ferroviario. Qual è il risultato?
«Dimostrano che il terreno è pulito, ma che ci sono degli oli che galleggiano sopra la falda, idrocarburi dell'ex Carbochimica. Ma è poca roba, che va gestita con le attività di cantiere. E non c'è una filtrazione di acqua verso via Maccani. È confermato l'andamento verticale della falda. La cosa è nota da tempo, perché a valle c'è la barriera idraulica che da inizio anni Duemila contiene e filtra i pennacchi degli oli...».
Barriera oggi di nuovo gestita dai privati proprietari...
«Sì. Ma ricordo che nel 2012-2013 fu commissariata: i privati non pagavano l'energia elettrica per la pompa».
Cosa può e dovrebbe fare il Mase?
«Il ministero dà una mano, finanzia l'intervento di bonifica se le aree sono pubbliche. In alternativa, dovrebbe fare un'azione di forza sui privati».
Per renderle pubbliche, vanno espropriate. Per espropriarle, serve però un'idea chiara sulla destinazione pubblica. Siamo sempre lì...
«Certo, il primo passaggio va fatto con il Comune, perché lì ci sono certe previsioni edilizie. O le aree inquinate diventano pubbliche, o i privati trovano le risorse per la bonifica, che non fanno da anni».L'idea di collocare all'ex Sloi la nuova caserma dei vigili del fuoco permanenti è sempre valida?«Sì, perché con l'interramento della ferrovia, l'area della sede attuale sarebbe valorizzata. E noi abbiamo l'esigenza di una nuova caserma. Quella attuale di piazza Centa è molto sacrificata. Un'area di appena 7 mila metri quadri. Quando fu realizzata era al limite nord della città, oggi è quasi al centro».
Quindi, la prima cosa da fare è una variante al Prg.
«Sì. Ed il valore di esproprio deve tenere conto dei costi di bonifica. Con i dati aggiornati sull'inquinamento si può procedere».
Fin qui si è parlato di 60. 70, 80 milioni di euro per la bonifica...
«Sono valori indicativi, ma la cifre sono quelle».
Un esproprio a costo zero, quindi?
«Sì, ma le cose vanno fatte in modo legittimo, con valori corretti. Chiaro che se un bene vale "x" e poi devo spendere "x" per utilizzarlo, il valore si annulla. Il Mase finanzia gli interventi sui siti inquinati pubblici, e i costi si possono definire da un accordo tra ministero, Provincia e Comune. Se diventasse un tema di salute pubblica, il Comune potrebbe fare la bonifica forzosa. Ma non siamo in questa situazione».
Uno dei proprietari (Albertini di Tim srl) si è messo di traverso...
«Incomprensibile, perché Rfi per fare lo scavo deve fare la bonifica, e la questione sono le altre aree che rimangono lì inquinate. Aree di loro proprietà».
Intanto, si continua a ripetere che è la volta buona per la bonifica...
«Ma è davvero un'occasione da non perdere».
Toccherà però alla prossima giunta provinciale trovare un'intesa con il Comune.
«Esatto, la questione sarà in mano alle futura giunta provinciale».