Troppi problemi insoluti: il progetto esecutivo del bypass ancora non c'è ma sarà presentato il 14 settembre
Il documento non è stato ancora approvato e validato: Consorzio Tridentum e Rfi stanno discutendo alcune soluzioni e si stanno confrontando con Appa e Comune per far quadrare il cerchio, a fronte delle numerose prescrizioni richieste in corso d'opera. Intanto il fronte dle no è tornato in piazza
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TRENTO. Il progetto esecutivo della parte A della circonvallazione ferroviaria di Trento, ovvero le cosiddette opere anticipatorie, non è ancora pronto. O meglio non è stato ancora approvato e validato. L'intero progetto esecutivo è stato presentato dal Consorzio Tridentum, vincitore della gara d'appalto integrato, come previsto entro la metà di agosto ma le valutazioni e gli approfondimenti con il committente, Rfi, e con gli altri enti coinvolti sono ancora in corso.
Lo confermano sia il Consorzio che Rfi, che stanno ancora discutendo alcune soluzioni e si stanno confrontando con Appa e col Comune per far quadrare il cerchio, rispettando le tantissime prescrizioni richieste in corso d'opera ed anche il quadro economico.
Compito che sembra tutt'altro che facile e scontato. Diversi secondo le indiscrezioni i problemi da risolvere. Il trattamento delle acque, il problema dell'effetto diga causato dalle palancole messe in profondità che rischiano di creare un effetto diga e di far salire la falda a monte, lo smaltimento delle terre di scavo, che dovrà a quanto pare per forza di cose essere fatto in Veneto perché le zone individuate finora, l'area Sequenza, un terreno a sud di Mattarello e una cava ad Ala, non sono sufficienti. Dunque l'esecutivo non è ancora ufficiale.
Eppure l'assessore Ezio Facchin ha annunciato che lo presenterà prossimamente alle circoscrizioni interessate; l'ipotesi è di farlo la prossima settimana, giovedì 14 a Mattarello e il giorno dopo alla circoscrizione Centro Storico Piedicastello. Vedremo se quelle presentazioni saranno frutto di uno sprint nell'approvazione o sarà solo l'anticipazione di una bozza non ancora validata.Intanto, alla ricerca di risposte e certezze, ieri il presidente della commissione di vigilanza del Comune, Vittorio Bridi, ha convocato una seduta per chiedere all'assessore e ai tecnici delucidazioni su quanto successo nelle ultime settimane, dalle polemiche sul viavai di camion dal cantiere allo Scalo Filzi al sequestro di una buona fetta di areale ferroviario fino alle discussioni sulle ipotesi di esproprio e le opportunità di bonifica di Trento Nord. Rispondendo alle domande dei commissari sia l'assessore Facchin che l'ingegner Giuliano Franzoi del Comune hanno professato ottimismo per quanto riguarda la soluzione dei problemi nell'area sotto sequestro. Hanno spiegato che quella parte di lavori, cioè la rampa di risalita dei binari e la galleria artificiale, sono in programma non prima della fine del 2024 e dunque ci sarebbe tutto il tempo per effettuare il piano di caratterizzazione del sottosuolo, la bonifica e il successivo intervento.
Ripercorrendo la vicenda dei sondaggi effettuati nella zona compresa tra Sloi e Carbochimica Franzoi ha ribadito che Appa e poi anche il Comune avevano chiesto di effettuare una caratterizzazione ambientale ma avevano trovato resistenze in Rfi, che puntava solo ad una caratterizzazione per rifiuto, meno costosa e più snella. Il ritrovamento di grosse infiltrazioni di idrocarburi hanno evidentemente dato ragione alle richieste dell'Agenzia dell'ambiente e dell'opinione pubblica, che attraverso i comitati e la Rete dei cittadini ha sempre spinto in quella direzione.
Sui dubbi e le polemiche riguardanti la movimentazione dei terreni sullo scalo Filzi è tornato il presidente della circoscrizione Claudio Geat, che ha chiesto lumi in merito a una comunicazione che gli è arrivata in cui si ribadisce che da quel cantiere non sono mai usciti camion con terra di scavo ma solo con materiale roccioso recuperato dalla massicciata. «Ma allora i camion che ho personalmente visto uscire pieni di terra dove l'avevano presa?», ha chiesto. Risposta di Franzoi: «Io ho riferito quello che mi hanno assicurato i responsabili del cantiere».
Anche Andrea Maschio è andato all'attacco con alcune domande provocatorie, ricordando di aver impiegato tre anni per dire che il catrame della fossa primaria era da bonificare: «Ci è voluto il caldo di quest'estate per far scoppiare il problema». E su questo Facchin gli ha dato ragione. Deludendo però le aspettative del combattivo consigliere su tutto il resto: «Ora come allora - commenta - si va avanti a tentoni. Il senso di responsabilità in tema di salute e ambiente dovrebbe suggerire un metodo più consapevole».
Intanto, è tornato in piazza a protestare il popolo No Tav. Martedì pomeriggio una cinquantina di persone si sono date appuntamento in fondo a via Belenzani, all’angolo con via Manci, per protestare nei confronti di Rfi.
La scelta del luogo e dell’ora, le 4 del pomeriggio, non erano casuali. Martedì pomeriggio era infatti uno dei giorni in cui due tecnici di Italferr sono a TrenoLab, nei locali messi a disposizione dal Comune, per rispondere alle domande e ai dubbi dei cittadini sul progetto di bypass ferroviario. Bene? Non proprio secondo Elio Bonfanti. Che critica innanzitutto il fatto che a chi si presenta i due funzionari chiedono di identificarsi con la carta d’identità: «Ma poi danno risposte solo sul pregresso e nessuna indicazione sul progetto».