Area al Desert, progetto dell'ospedale a rischio, la Difesa vuole i terreni per alloggi militari
La trattativa in mano alla Provincia è durata troppo, il ministero della Difesa fa sapere che il tempo è scaduto, e Ianeselli scrive a Fugatti: un rischio
TRENTO. Si allontana il "trasloco" delle casette per i militari. Che poi significa che si allontana la possibilità di avere spazio aggiuntivo per il Not. L'ultimo incontro tra il ministero della Difesa e la Provincia sembra non sia andato bene: il ministero avrebbe fatto capire che il tempo è scaduto. E nonostante i vertici provinciali ufficialmente ostentino una certa tranquillità, pur nel riserbo assoluto di trattative non ancora formalmente finite, si percepisce chiaramente l'allarme a palazzo Thun, da dove infatti è partita nelle scorse ore una lettera, diretta a piazza Dante, per ribadire l'importanza strategica di quel dossier.
La richiesta è netta: mettere in campo ogni sforzo, in vista del prossimo e forse decisivo incontro, l'8 giugno.
Con ordine, perché la vicenda è lunga. Sull'ex caserma Damiano Chiesa di via al Desert c'è un accordo di programma tra Provincia, Comune e ministero della Difesa, per realizzare su quell'area alloggi militari: 79 casette per i familiari di chi è di stanza in città. Il progetto - 15,3 milioni di investimento - è già stato approvato.
Se il ministero volesse iniziare i lavori domani, potrebbe farlo. Il problema è che nel tempo le esigenze della città sono cambiate: quei 2,5 ettari sono a ridosso dell'area al Desert, dove si conta di far sorgere il nuovo ospedale che a sua volta, nel tempo, è cambiato negli obiettivi. Quel che si vuole costruire non sarà "solo" il luogo di cura principale della provincia, ma anche un policlinico universitario, dove contribuire a formare gli studenti della facoltà di Medicina nel frattempo sorta in città.
Tutto questo ha cambiato le esigenze anche sul futuro ospedale, che ha all'improvviso avuto bisogno di più spazio. E quei 2,5 ettari sono diventati di colpo importanti: quelli, aggiunti allo spazio del Trentinello, di via Jedin - altri 2,2 ettari - ai 6.698 metri quadrati delle ex Enderle e ad alcuni lotti di proprietà di privati che la Provincia aveva in animo di acquisire, permettevano al futuro ospedale di avere spazio vitale sufficiente.
Da qui il tentativo - va detto, non facile - sia di Provincia che di Comune di chiedere al ministero della Difesa di spostare il progetto di realizzazione degli alloggi militari da via al Desert a altra area da individuare.
Un lavoro a tenaglia che, anche grazie all'incontro con il ministro Guido Crosetto al festival dell'Economia 2023, aveva portato frutti: pochi mesi dopo, la lettera del ministero della Difesa aveva aperto formalmente la partita. Serviva però trovare un'area equivalente, che rispondesse alle esigenze dell'Esercito.
Prima si ipotizzò l'area camper. Poi si scartò perché su quel lotto si immagina di fare la scuola di medicina. Allora si propose via Monte Baldo. Ma pure quell'ipotesi è tramontata. A questo punto siamo.
La buona notizia è che è stato firmato il preliminare d'acquisto sull'area Gadotti, due ettari di proprietà di privati. Ma sul fronte più delicato e più importante, le ex Chiesa, siamo bloccati. Tanto che dal ministero avrebbero fatto sapere, nell'ultimo incontro una decina di giorni fa, che non ci sono le condizioni per andare avanti con la trattativa.
A palazzo Thun una certa agitazione c'è. Il sindaco ha scritto al presidente Maurizio Fugatti, che gestisce in prima persona la trattativa, chiedendo di non dare per persa la partita, appunto. E invitando a fare quel che serve per andare incontro alle esigenze del ministero, se questo permetterà di avere liberati gli spazi per il nuovo ospedale. Anche perché - osservano in Comune - è per via del fatto che c'era uno spazio più ampio che si è preferita l'area ad Desert, rispetto alla San Vincenzo, per il futuro ospedale.Insomma, l'allarme c'è. La partita non è chiusa, l'8 giugno si terrà un nuovo incontro, e i vertici della provincia ostentano tranquillità: «Le trattative sono ancora in corso». Ma l'aria che tira non pare buona, serve un salvataggio in extremis.