Malgara di Avio: ultimo giorno di cassa integrazione
La parola faticano a pronunciarla tutti. Ma è chiaro che al termine di uno stillicidio lungo anni, e alla fine di sei mesi semplicemente paradossali, i lavoratori Malgara Chiari e Forti avranno certamente iniziato a pensarci, a quella parola. Licenziamento. Che non è arrivato, ma che - inutile negarlo - in tanti temono venga annunciato.
D’altronde gli spazi per grandi manovre non ci sono. Per gli ottanta lavoratori di Borghetto oggi sarà l’ultimo giorno di cassa integrazione. Da giovedì, niente ammortizzatori sociali. E, per adesso, niente indicazioni da un’azienda che due settimane fa ha presentato istanza di concordato preventivo, mentre pendono sulla sua testa cinque istanze di fallimento e mentre a Borghetto, dopo il blocco della produzione, non c’è l’ombra di voler riaprire i portoni. Basta questo per capire come ci si sta avviando - e avvitando -verso i titoli di coda senza happy end.
Di ufficiale, comunque, nulla. Tanto che i sindacati si sono visti costretti a prendere l’iniziativa: nei giorni scorsi Cgil e Cisl hanno inviato in azienda una comunicazione, in cui si chiede di dare indicazioni alle maestranze: «Senza diverse comunicazioni - annunciano Manuela Faggioni, Cgil e Franco Zancanella, Cisl - i lavoratori si ritengono a carico dell’azienda, con tutti gli oneri che da questo derivano».
Zancanella porta all’esasperazione il concetto: «Ho detto ai miei iscritti che se non arrivano altre indicazioni, giovedì si presentino ai cancelli. Perché non c’è nemmeno il rispetto per dar loro una risposta».
Ma è evidente che questa ipotesi è ritenuta la più improbabile. «Aspettiamo comunicazioni entro la giornata di domani, e ormai è chiaro: non possono che essere licenziamenti», spiega Zancanella.
È chiaro al punto che le voci, ieri ad Avio, davano le lettere già in arrivo: il sindaco Federico Secchi già si sta preparando a questa eventualità. Ma per ora sono ipotesi.
«Con questa azienda io non dico nulla, non so proprio cosa aspettarmi», spiega Manuela Faggioni, Cgil. Che ragionando dell’ipotesi di licenziamenti, fa notare l’ultimo schiaffo da parte dell’azienda: ha di fatto impedito ai lavoratori di ottenere sei mesi di ammortizzatori sociali. Se si aprirà in questi giorni una nuova procedura di mobilità, infatti, i lavoratori per effetto della legge Fornero potranno avere la mobilità solo per 18 mesi, anziché per i 2 anni possibili in caso di procedura aperta entro la fine del 2015. Sarebbe l’ultimo schiaffo: «Se licenziano ora, è chiaro che 15 giorni fa sapevano benissimo che non erano in grado di andare avanti. Ma non hanno fatto nulla, e a pagare saranno i lavoratori. Non ho mai visto nulla di simile, sono senza parole».