Addio a Denis Bertè, il portiere che parava tutto
L'indimenticabile atleta di Chizzola si è spento a soli sessant'anni dopo aver lottato contro la malattia. Nella sua vita calcistica aveva raggiunto anche il record provinciale di imbattibilità. Ha difeso le porte di Castelsangiorgio (di cui è stato anche allenatore), Alense, Rovereto, Lagarina e Benacense. I funerali si terranno martedì 22 novembre
ALA. Nella sua vita calcistica ha parato di tutto, tanto da raggiungere il record, nel campionato di Promozione (il massimo a livello provinciale), di imbattibilità. Un gatto volante, una saracinesca col sorriso sulle labbra: questo era Denis Bertè, mitico portiere del Castelsangiorgio (di cui è stato anche allenatore dove aver appeso gli scarpini al chiodo) ma anche dell’Alense, del Rovereto, del Lagarina, della Benacense.
L’ultimo tuffo per evitare il gol avversario, però, non è gli è riuscito perché a calciare quel pallone imparabile non è stato un bomber, ancorché di razza, ma una malattia terribile che non gli ha concesso scampo.
Se n’è andato così, dopo aver lottato fino allo stremo delle forze, a soli 60 anni, lasciando la moglie Rita e i figli Marianna e Jacopo. E proprio Jacopo, 23enne, ne ha seguito le orme sportive emulandolo tra i pali delle più grandi squadre trentine ed è attualmente in forza al Lavis nel campionato di Eccellenza regionale.
Le sue doti in porta sono note a tutti gli appassionati di calcio. Perché Denis, in passato, è stato inserito nell’elenco dei più grandi portieri della provincia tanto che l’ex sindaco di Ala, e attuale presidente del comitato trentino della Fisi, Tiziano Mellarini tempo fa l’aveva inserito nella sua formazione ideale: «Denis Bertè è il mio portiere preferito, il lagarino che è stato tra i più imbattuti nella storia trentina».
All’epoca militava nel Rovereto e quella rete che nessun attaccante è riuscito a gonfiare per molte partite gli aveva fatto guadagnare diversi soprannomi e paragoni con i miti tra i pali del pallone mondiale. Paragoni che lo facevano sorridere anche perché il calcio ce l’aveva nel sangue. Tanto da portarlo sui campi delle più blasonate squadre del territorio per poi tornare al suo paese, Chizzola, e indossare i guantoni per evitare gol al Castelsangiorgio che, a fine carriera, ha pure allenato prima di ritirarsi per motivi di lavoro (aveva un’azienda di noleggio con conducente e trasporto dei bambini ad Ala) ma prestando comunque la sua opera come preparatore dei portieri alla Monte Baldo e all’Avio Calcio.
Denis, come detto, ha lottato fino alla fine contro quel male incurabile che l’ha strappato per sempre agli affetti familiari e ai campi di calcio.
A ricordarlo con affetto è Romano Romani, allenatore del Castelsangiorgio. «Purtroppo un male incurabile se l’è portato via. Mancherà perché era una persona socievole e sempre pronto a dare una mano. Denis era davvero una brava persona, corretta sia sui campi da calcio che nel privato. Io l’ho anche allenato al Castelsangiorgio e poi, quando ha smesso di giocare, è rimasto in squadra come allenatore. Con noi ha vinto un campionato di seconda categoria e poi, prima di smettere, è rimasto a giocare quattro anni in prima prima di diventare allenatore».
I funerali saranno domani pomeriggio, martedì 22 novembre, alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Chizzola. N. G.