Libardi, il barman «nazionale»
Lui ringrazia e dice: «I minorenni? Non dovrebbero toccare l'alcol»
Il barman più apprezzato dai consumatori di tutta Italia è il levicense Gian Nicola Libardi . Il sondaggio che lo vede in testa alla sua categoria è il più seguito del settore, il premio «Italia a Tavola», che da otto anni ormai elegge i personaggi dell'anno dell'enogastronomia e della ristorazione e Libardi, candidato per la prima volta quest'anno, si è aggiudicato il titolo per la categoria Barman con quasi 10.000 preferenze su un totale di 160.000 votanti. Le premiazioni dei vincitori del sondaggio si terranno il 2 aprile nel Palazzo Vecchio a Firenze.
Gian Nicola, quali sono i suoi progetti per il prossimo futuro dopo aver ottenuto questo riconoscimento?
«Innanzitutto devo dire che sono molto contento di aver ottenuto questo premio, attestato di stima da parte dei clienti, e che dedico a loro; continuerò il lavoro di ricerca di novità che ho intrapreso, per contribuire a far conoscere anche in Trentino l'arte del bere miscelato di qualità che, come l'alta cucina, è una forma d'arte. Avrò la possibilità di lavorare a fianco di grandi professionisti e potermi confrontare con loro ma intanto continuerò il lavoro al Tatikakeya di Calceranica al Lago, per proporre ai curiosi i miei nuovi drink».
Molti giovani oggi percorrono la strada che li porterà ad intraprendere un mestiere nel campo della ristorazione ad alti livelli; ma quali sono i retroscena dell'essere barman?
«È una professione che sembra facile, ma alle spalle ci sono tanti anni di lavoro ed esperienza. Necessarie sono la passione e l'amore per il proprio lavoro e credo che con il trascorrere del tempo la vita lo riconosca, premiandoti. Sono necessari anni di dedizione, studio, ricerca e molte ore di lavoro per creare la propria libreria del gusto e, dopo aver imparato a fare i drink classici, si può lavorare utilizzando la propria fantasia».
I quattro ingredienti per essere un buon barman?
«Primo: una curiosità mai appagata; per essere sempre stimolati a informarsi e migliorarsi. In secondo luogo metterei la capacità di essere sempre disponibile nelle relazioni con i clienti e per terzo una grande caparbietà per riuscire a raggiungere gli obbiettivi che ci si pone; quarto, ma non per importanza, davvero tanto amore e grande passione per il proprio lavoro».
In Trentino negli ultimi tempi è aumentato di molto il consumo di alcool da parte di ragazzi, giovani tra i 15 e i 16 anni; lei che opera nel settore, e per lavoro è spesso nelle più grandi città italiane, che cosa ne pensa dell'abuso di alcolici nei minori?
«Non dovrebbe nemmeno essere possibile somministrare a ragazzini di 15/16 anni. Bere in maniera smisurata certo non è quello che offriamo noi, e quello che cerchiamo di diffondere è proprio il contrario; stiamo cercando di sensibilizzare la clientela, soprattutto i giovani, per insegnare loro ad apprezzare i sapori, come nell'alta cucina. Dietro ad ogni drink, anche ai classici, c'è tutta una storia romantica da raccontare e un mondo da scoprire».
Allargare la cultura del buon bere anche ai più giovani è possibile?
«Credo proprio di sì; dopo aver assaggiato il bere miscelato di alta qualità, frutto di grande impegno e lavoro, anche i ragazzi ricercheranno l'esperienza del gusto, piuttosto che l'abuso ingiustificato di alcolici; così il consumo anche di un solo drink può diventare un'esperienza gustativa che nelle dosi giuste si rivela essere piacevole ed elegante, anche per la clientela femminile».