Commercio, -372 posti di lavoro Non solo Sait: Promod chiude
L’anno scorso nei negozi e nei supermercati trentini sono state assunte, per lo più a termine, 7.895 persone ma hanno lasciato il lavoro 8.267 addetti. Il saldo è negativo: si sono persi 372 posti di lavoro. E questo senza contare gli 80 licenziamenti del Sait, che scatteranno ad aprile.
L’anno scorso nei negozi e nei supermercati trentini sono state assunte, per lo più a termine, 7.895 persone ma hanno lasciato il lavoro 8.267 addetti. Il saldo è negativo: si sono persi 372 posti di lavoro. E questo senza contare gli 80 licenziamenti del Sait, che scatteranno ad aprile. La causa principale di questa emorragia occupazionale è la girandola di negozi in corso da qualche tempo. Aprono nuovi punti vendita per intercettare la ripresa dei consumi, ma ne chiudono altri perché la torta è limitata. L’ultimo caso riguarda Promod, la catena francese di abbigliamento femminile. La multinazionale ha deciso di chiudere tutti i 37 negozi in Italia, compreso quello in via Oss Mazzurana a Trento e i punti vendita di Bolzano e Merano. In tutto, 176 licenziamenti a livello nazionale, una decina in regione.
Da poco ha chiuso a Trento la profumeria Limoni, con 6 lavoratrici che hanno perso il posto, a seguito del passaggio del controllo di Limoni e di La Gardenia alla multinazionale tedesca Douglas. Ora Promod chiude in Italia a causa, dichiara nella comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo, della crisi economica internazionale e della difficile congiuntura nazionale che hanno determinato un generalizzato calo di attività e rilevanti perdite finanziarie, nonché una marcata flessione del fatturato e della marginalità.
«Sono le conseguenze del commercio mordi e fuggi - afferma il segretario della Uiltucs Walter Largher - Le grandi catene aprono punti vendita in maniera massiccia ma ai primi venti di crisi li chiudono». Il segretario della Filcams Cgil Roland Caramelle aggiunge: «I lavoratori di questi negozi sono spesso chiamati con contratti precari e anche quando sono a tempo indeterminato non hanno alcun diritto in caso di cambio dell’insegna».
Il licenziamento collettivo di Promod coinvolge un totale di 176 dipendenti tra punti vendita e uffici di Cinisello Balsamo. Ma l’impatto sarà anche sui lavoratori interinali e a tempo determinato. «I dipendenti sono rimasti ovviamente scioccati dalla comunicazione. Giravano delle voci, ma in concreto si è saputo solo ora della cessazione dell’attività - spiegano Annalisa Santin e Mauro Baldessari della segreteria regionale Uiltucs - Un duro colpo anche perché l’occupazione nella grande distribuzione organizzata è quasi esclusivamente al femminile. Questo significa tanti sacrifici per le donne e le famiglie coinvolte, già penalizzate da part-time e paghe basse, con turnistiche che rendono difficile la conciliazione famiglia e lavoro».
Secondo i sindacati «il fatto che i colossi come Promod e H&M (che ha chiuso 4 punti vendita in Italia ndr) vengano spinti ad abbandonare l’Italia lasciando senza occupazione centinaia di lavoratrici e lavoratori è allarmante. Il continuo scricchiolare delle grandi strutture commerciali indica un fragilità del tessuto imprenditoriale preoccupante che, troppo spesso, gestisce le lavoratrici e i lavoratori come mero dato statistico: un divide et impera che a noi sta ricompattare nell’interesse generale di tutti i lavoratori».
I dati dell’Agenzia del Lavoro confermano la situazione contraddittoria del settore del commercio. Nei primi dieci mesi del 2017 le assunzioni aumentano del 23% rispetto all’anno precedente, un dato superiore alla media generale che è del +6,4%. Le cessazioni dal lavoro, però, sono superiori alle assunzioni. Tra fine dei contratti precari, licenziamenti e altre uscite, il saldo è, come detto, negativo per 372 unità.
La fibrillazione è destinata a continuare. Nel ramo supermercati sono in arrivo nuovi operatori, a partire dalla tedesca Aldi, ma altri soggetti sono in fase di crisi e ristrutturazione, primo fra tutti il Sait. A proposito di cooperative, va segnalato che la Famiglia coop Altopiano di Pinè esclude riflessi occupazionali dalle difficoltà da cui sta provando a uscire. Altre Famiglie invece hanno dovuto decidere di lasciare a casa gli stagionali.