Si finge agente e truffa un'anziana Condannato un quarantenne di Cles
Ci sono delle truffe più fastidiose e odiose di altre.
Quella per cui ieri è stato condannato un quarantunenne di Cles - C. D. le iniziali - è particolarmente crudele.
L’uomo si sarebbe infatti approfittato di una donna a cui era morto il figlio. E l’avrebbe fatta spacciandosi per ispettore di polizia, figura davanti alla quale per definizione la gente, soprattutto se in difficoltà, abbassa le difese. Il risultato è stato illustrato ieri, davanti al giudice Corrado Pascucci: la donna ha perso 500 euro, lui ha collezionato una serie di accuse. Non solo truffa, ma anche millantato credito e sostituzione di persona. Se a questo si aggiunge la recidiva, ovvio che la pena non è stata mite: un anno e 9 mesi.
La vicenda risale alla primavera 2014. La donna, di origini straniere ma residente a Rovereto, era già in difficoltà, perché aveva dovuto superare una prova particolarmente dura. Qualche anno prima aveva perso un figlio, per colpa di un incidente stradale. Ecco, su questo l’uomo ha fatto leva.
Ha studiato il caso della signora, si è informato, e poi - secondo l’accusa - ha agito. L’ha avvicinata, presentandosi come ispettore di polizia. Comprendendo la sua difficile situazione, si è offerto di aiutarla, su entrambi i fronti che la vedevano in difficoltà: da una parte c’era la liquidazione del risarcimento per l’incidente del figlio, dall’altra c’era un problema legato alle possibilità d visita delle nipotine. Lui ha spiegato che poteva aiutarla, tanto più che - ha garantito - poteva contare su conoscenze importanti. E giù a snocciolare il rapporto di lavoro che aveva con il sostituto procuratore Fabio Biasi, magistrato al tribunale dei minori, che ovviamente nulla sapeva di queste promesse fatte in suo nome.
La donna ci ha creduto. E si è fidata. Gli ha affidato la sua vita, chiedendogli di risolvere questi due problemi che la angosciavano, e che erano diretta conseguenza della morte del figlio. A quel punto l’uomo ha chiesto soldi. Gli servivano, ha spiegato, per la seconda rata dell’assicurazione della macchina del figlio defunto. La donna non ha dubitato, sulle prime. Ha consegnato il denaro. Poi qualche dubbio le è venuto, e ha fatto qualche verifica, rendendosi conto di essere stata raggirata. Da qui la denuncia e, ieri, il processo: l’uomo, assistito dall’avvocato Paola Depretto, è stato condannato a un anno e 9 mesi.