Al caseificio con l'assegno rubato, conto da 850 euro
Imputati due vicentini
La lista del «mal tolto» fa venire l'acquolina in bocca: formaggio Vezzena mezzano, fresco e vecchio; formaggio dell'orso e nostrano da pasto; caciotte al peperoncino e alle erbe; Vezzena di malga. Specialità confezionate sottovuoto e vendute direttamente da un caseificio di Lavarone. Prezzo complessivo: 850euro. A tanto ammonta il «buco» lasciato da due complici, che hanno ordinato le specialità ad un produttore trentino pagandole con un assegno rubato.
Imputati, in un processo che si aprirà nei prossimi giorni in tribunale a Trento, sono due uomini residenti in provincia di Vicenza, un 57enne ed un artigiano di 42 anni. Da quanto emerso nel corso delle indagini, i due in concorso avrebbero recuperato l'assegno utilizzato poi per compiere la truffa, ma sarebbe stato solo il più vecchio a presentarsi al caseificio trentino per l'acquisto, spacciandosi per l'uomo a cui era intestato lo stesso assegno.
La truffa risale ad un anno esatto fa, quando un uomo che parlava con accento veneto telefonò al caseificio per ordinare un certo quantitativo di formaggi, informandosi sulle modalità di conservazione e chiedendo se fosse possibile pagare con assegni. Ad una risposta affermativa, decise di portare a termine il piano e alcuni giorni dopo arrivò al caseificio per ritirare l'ordine, giustificando l'acquisto di tutte quelle varietà di formaggio con l'intenzione di proporle ai clienti del ristorante che sosteneva di avere in gestione. Si era fatto consegnare anche le schede tecniche di quelle specialità, poi aveva pagato con l'assegno, ringraziato per la cortesia e se ne era andato. È stato successivamente, quando i responsabili del caseificio sono andati in banca per incassare, che è stata scoperta la truffa: l'assegno risultava scoperto, perché relativo ad un conto corrente estinto. Come gli investigatori hanno appurato, quell'assegno era stato smarrito dal titolare, che ne aveva fatto denuncia, e poi recuperato da qualcuno e rimesso in circolo. Finché non è arrivato nelle mani degli imputati, che l'avrebbero «investito» in formaggi da gourmet.